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Le colonie degli anni 20-30 sul litorale apuano

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Mentre Marina di Carrara conosceva uno sviluppo prettamente industriale, con l’espandersi delle strutture portuali e degli allacci ferroviari, Marina di Massa rivelava una precoce vocazione turistica sin dalla prima metà dell’Ottocento.  

Risalgono al 1830 i progetti per la costruzione delle prime cabine in legno, mentre nel 1873 apriva un vero e proprio stabilimento balneare, collegato alla città, e alla stazione ferroviaria, da un servizio di omnibus. Nel 1906, con l’apertura dell’albergo Tirreno, si apriva la stagione dell’attività ricettiva vera e propria, presto integrata dall’insediamento delle prime colonie, legate in massima parte al provvidenzialismo cattolico. 

Nel 1908 apre la colonia per bambini “Qui si sana”, seguita dall’analoga struttura dell’Ospizio Andreina Marchetti (1909) e dal Pensionato Fratelli Cristiani San Giuseppe di Torino (1910). Queste prime strutture, di dimensioni abbastanza contenute erano in grado di ospitare tra i 50 e gli 80 bambini, ed avevano finalità essenzialmente igieniche, proponendosi come luoghi di cura per i fanciulli delle fasce meno abbienti.  

Tra 1913 e 1914 viene eretta la prima grande struttura del genere, la colonia Ugo Pisa, su progetto dell’architetto milanese Arrigo Cantoni; la struttura, capace di accogliere ben 450 bambini, si distingueva per il carattere insolito dell’architettura, ecletticamente ispirato a modelli nordici.  

Il processo subì una forte accelerata nel primo dopoguerra, quando agli enti religiosi e di beneficenza si attivarono anche gli enti pubblici ed alcuni grandi gruppi industriali. Nel 1927 è inaugurato il Lungomare di Littorio, che unisce le due Marine (di Massa e di Carrara), ed è lungo quest’asse che sorgeranno le principali colonie del periodo: risale al 1926 (ma fu ultimata soltanto nel 1937) la colonia E. Motta, realizzata dal gruppo Edison, con architettura di gusto storicistico, mentre nel 1928 la classicheggiante Colonia Marina Senese.  

Risale al 1933 la costruzione dell’imponente colonia Fiat “Edoardo Agnelli”, la più grande sino allora costruita, capace di ospitare 750 bambini. Progettata dall’ingegnere Bonadè Bottino, la colonia era destinata ai figli dei dipendenti dello stabilimento del Lingotto, a Torino, e riprendeva l’idea dell’alta torre (52m) dall’analogo edificio realizzato per Sestriere.  

Dal 1936 iniziava infine la costruzione della XXVIII ottobre, col suo modernissimo edificio pensato per ospitare ben mille ragazzi, mentre l’anno successivo anche Marina di Carrara aveva la sua colonia con l’apertura della Vercelli, su progetto degli architetti Francesco Mansutti e Gino Miozzo.  

Il fenomeno era stato certo sostenuto dalle esigenze propagandistiche del regime fascista, che aveva intuito il grande potenziale politico delle colonie, ma rispondeva anche ad una condizione sanitaria dai confini drammatici, con tassi di mortalità infantile altissimi.
Nel dopoguerra questa spinta andò gradualmente ad esaurirsi, non prima dell’erezione di un’ultima, pregevolissima, architettura, quella della colonia Olivetti, progettata da Annibale Fiocchi; l’edificio, situato a Marina di Massa a pochi metri dalla spiaggia, torna a dimensioni più ridotte, rispetto ai “giganti” degli anni ’30, ed è considerato uno dei più rilevanti interventi a scala architettonica, realizzati nel comprensorio apuano nel dopoguerra. L’edificio, di impronta razionalista, si distingue per la purezza delle linee, e giace purtroppo in stato di abbandono, quasi sommerso dalla vegetazione. 

Il destino delle Colonie, perduta la loro funzione originaria, è passato quasi sempre da lunghe fasi di abbandono: è il caso della Ugo Pisa, la cui architettura, già fortemente alterata, è destinata alla demolizione, e della Vercelli che, famosa per la lussureggiante vegetazione (tanto da meritare i nomignoli di “Villaggio Paradiso” o “Sangrilà”), fu ridotta a caserma e a campo profughi. Una parte del complesso, completamente stravolta nei caratteri architettonici, ospita parte dell’Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare, altra è stata demolita per lasciare spazio a una caserma dei Carabinieri, mentre il corpo di fabbrica rimanente negletto e disabitato da diversi anni. 

La colonia Torino, con il suo enorme fronte principale (oltre duecento metri di lunghezza), attende da anni l’avvio di più volte annunciati lavori di ripristino, così come la vicina colonia Motta.  

Migliori le condizioni della Senese, da lungo tempo sede del Centro Santa Maria alla Pineta – Don Carlo Gnocchi, e della Edoardo Agnelli, che conserva (miracolosamente) la funzione ricettiva: al suo interno esiste ancora la spettacolare rampa ad elica che collega i diciassette piani in un unico sviluppo. La struttura, illuminata dall’altissimo pozzo scale, era articolata in venticinque camerate da trenta letti, oggi suddivise in ambienti più consoni ad una moderna ricettività turistica. Ammodernata nelle strutture, ma conservata nel suo impianto, comprensivo di finiture e materiali originali, la “Torre Fiat”, costruita in soli 100 giorni, domina ancora il paesaggio costiero, con la sua enorme mole bianca, lanciando un messaggio di speranza per il futuro di queste imponenti strutture.