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Via VII Luglio e la storia delle donne di Carrara

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Via VII Luglio a Carrara ricorda un episodio fondamentale della storia della città, la rivolta delle donne di Carrara del 7 luglio 1944, un momento significativo della resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Quel giorno, un gruppo di donne di Carrara si ribellò contro le truppe tedesche e i loro alleati fascisti che stavano deportando uomini e giovani per il lavoro forzato e per altre attività belliche. 

Il 7 luglio 1944 l’ufficiale tedesco Többens, comandante della piazza di Carrara, ordina lo sgombero della città entro le ore 20 del 9 luglio la città venga completamente evacuata: sono dispensate soltanto le famiglie degli operai impiegati nell’Organizzazione Todt che stanno costruendo le fortificazioni di quella che sarebbe diventata poi la Linea Gotica. Sempre nel bando del tenente Többens si ordina alla popolazione di raccogliersi nel Parco delle Rimembranze, dove oggi sorge lo stadio, per essere poi indirizzata verso Sala Baganza, in provincia di Parma, con quanto riesce a portare in una valigia. Il bando del 7 luglio crea grande sconcerto in città, e la Resistenza apuana, in quel momento, è ancora in stato embrionale. Per motivi dettati dalla presunta incapacità di opporsi, il vescovo monsignor Cristoforo Arduino Terazi invitò la popolazione a seguire gli ordini nazisti, mentre il CLN e i “Gruppi di Difesa della Donna” iniziano a mobilitarsi in senso opposto: per le strade di Carrara vengono affissi dei volantini che invitano i cittadini alla disobbedienza con un motto che campeggia su tuttui: “non abbandonare la città”. 

Il 9 luglio, giorno previsto per lo sfollamento, scorre senza che nulla si muova e così il movimento prende corpo e coraggio. Le donne di Carrara preparano cartelli con scritte “Noi non vogliamo sfollare” o “Non ci muoviamo dalla città”, e la mattina dell’11 luglio queste poche donne vanno per le vie e le case a chiamare a raccolta le altre donne di Carrara. Attorno alle 9.30 si ritrovano nella Piazza delle Erbe dove si tiene il mercato ortofrutticolo e una volta lì, rovesciano le ceste e i banchi, un gesto forte che serve a scuotere le coscienze con l’obiettivo di trasformare un piano ristretto in una manifestazione popolare. Il rovesciamento delle ceste non ha solo il senso di una protesta, ma ha il sapore del ribaltamento dei ruoli sociali e ottiene lo scopo prefissato. Il corteo composto da centinaia di donne e ragazzi si incammina verso la sede del comando tedesco, presidiato da soldati nazisti e militi fascisti repubblichini. Immediatamente i soldati accerchiano i manifestanti utilizzando mezzi pesanti e bloccando ogni possibilità di fuga, a quel punto le manifestanti, a cui sono mescolati partigiani in borghese con le armi nascoste sotto le giacche, urlano, cantano, si sdraiano a terra e si scagliano contro i soldati nemici che gli puntano contro le armi, espongono i loro corpi alle bocche di due mitragliatrici pronte a far fuoco. Alcune donne vengono arrestate e tradotte in caserma, ma questo non ferma la protesta finché, infine, l’ordine di evacuazione viene sospeso. 

Nei mesi successivi il comando tedesco emanerà altri bandi di sfollamento e in ottobre saranno effettivamente evacuate Massa e Montignoso, e a Carrara arriveranno circa ventimila profughi, accolti in ogni spazio che la città può offrire. Carrara, però, non verrà mai sfollata, consentendo al movimento partigiano di mettere salde radici e trovare sostegno nella popolazione, fino a divenire una delle forme resistenziali meglio organizzate del territorio. 

Questo atto di resistenza civile fu significativo non solo per la liberazione immediata dei loro cari, ma anche per il forte messaggio di opposizione all’occupazione che trasmise. Le donne dimostrarono un notevole spirito di unità e di sacrificio, diventando un simbolo di lotta e di resistenza per tutta la comunità. 

Il murale di piazza delle Erbe a Carrara, realizzato nel 2013 da Orticanoodles, commemora questo importante evento storico con il ritratto di una delle protagoniste di quell’episodio, Francesca Rolla, nata nel 1915 a Carrara e scomparsa nel marzo del 2010, staffetta partigiana e, dopo la guerra, a lungo presidente dell’Anpi provinciale di Massa-Carrara. Attraverso colori vivaci e un’iconografia potente, l’opera celebra, con lo sguardo fiero di Francesca Rolla, il coraggio e la resilienza delle donne che parteciparono alla rivolta del 7 luglio 1944. Il murale non è solo un omaggio a queste eroine, ma anche un richiamo alla memoria storica e alla necessità di ricordare e onorare i sacrifici fatti per la libertà. È un segno tangibile della storia di resistenza della città e un monito per le future generazioni sul valore della libertà e della giustizia.