La piazza Alberìca (o Albèrica come viene comunemente chiamata a Carrara) è un luogo centrale e e molto importante per la storia della città.
Deve il suo nome ad Alberico I Cybo-Malaspina, marchese, e poi principe, di Massa e di Carrara, il capostipite della linea marchionale dei Cybo-Malaspina che ne pensò e ne finanziò la realizzazione nel 1557, in un momento di grande importanza per le due città: se infatti Massa veniva fondata in quel periodo, Carrara, il cui primo nucleo urbano risale all’epoca romana, per volontà di Alberico si trovava a vivere il passaggio dal medioevo al Rinascimento.
Fino ad allora la piazza principale di Carrara era stata la piazza del Duomo (che nel dialetto locale diventerà poi Piazza Drent nel significato di “dentro le mura”) e questa centralità sanciva il dominio politico-religioso esercitato dai vescovi conti di Luni; Alberico, nell’intento di fissare il potere secolare esercitato dal proprio neonato casato allargò la città compiendo imponenti opere urbanistiche, tra le quali l’ampliamento del castello (dove dal 1769 ha sede l’Accademia di Belle Arti) che grazie anche all’abbattimento delle mura medievali, veniva collegato dalla via Alberica (oggi via Loris Giorgi) direttamente ad una grande nuova piazza, la più grande di Carrara, laddove fino ad allora aveva sede il mercato del bestiame. La nuova piazza, piazza Alberica appunto, sarebbe diventata il salotto dell’aristocrazia cittadina legata soprattutto al commercio del marmo, determinando così il baricentro politico cittadino; ancora oggi vi si affacciano alcuni tra i palazzi più sfarzosi della città edificati tra il XVI e il XVII secolo: il rinascimentale palazzo delle Logge, o Palazzo Diana, che occupa quasi metà di un lato della piazza con il suo porticato composto da dodici archi a tutto sesto sostenuti da colonne di marmo, il palazzo fu commissionato dal conte Iacopo Diana, che fu insignito da Alberico del titolo di “caput offitii et appaltus marmoris terrae Carrariae”, un ruolo a metà tra un assessore al marmo e il presidente di un’associazione di industriali. Diana infatti fu il rappresentante dei centosedici marmisti che Alberico convocò per riuscire a regolamentare e soprattutto tassare il commercio e l’estrazione del marmo che in quegli anni iniziava a fiorire in maniera determinante. I cospicui guadagni del conte Diana e la conseguente edificazione del maestoso palazzo confermavano l’importanza che la risorsa lapidea rappresentava per la città.
L’altro lato della Piazza è dominato dal barocco Palazzo Del Medico. Edificato nel XVII secolo dai Del Medico, tra i maggiori proprietari di cava, è ricco di stucchi, sculture e bassorilievi. Il cognome dei Del Medico deriva dal legame del capostipite, Fabio da Seravezza, con Cosimo I De’ Medici, di cui era capitano delle milizie. Il palazzo ospitò Antonio Canova durante la sua visita a Carrara.
Sullo stesso lato del Palazzo Del Medico, verso il fiume Carrione, si trova il palazzo più antico della piazza: la casa natale di Pietro Tacca, già esistente nel XVI secolo e conosciuto come “la colombaia dei Tacca”. Pietro Tacca, scultore formatosi alla bottega del Giambologna, fu uno dei massimi esponenti del manierismo e lavorò per varie corti italiane ed europee.
La Piazza Alberica divenne in breve tempo il centro nevralgico del commercio e del nuovo potere economico cittadino, all’interno dei suoi caffè si stringevano patti, si vendevano marmi, buoi, tronchi di faggio e tutto il necessario per il commercio ed il trasporto del marmo, si assumevano maestranze e si pagavano le giornate. Questo determinò anche una suddivisione chiara della città in ceti sociali: i ricchi imprenditori vivevano nella nuova piazza e nelle zone circostanti, mentre il popolino risiedeva sull’altra sponda del fiume Carrione che la lambisce.
Al centro della piazza è collocata la statua con fontana dedicata a Maria Beatrice d’Este, ultima sovrana di Carrara nonché ultima esponente della casata Cybo Malaspina. La statua, opera dello scultore carrarese Pietro Fontana venne eretta tra il 1816 e il 1824, dopo la caduta di Napoleone e a seguito del ritorno al potere della sovrana spodestata dall’imperatore francese, e rappresenta Maria Beatrice nei panni di Giunone, con lo scettro del comando in una mano e una carta la sovrana . Fontana completò la statua (il progetto originale era più ampio) con una fontana comunemente detta “del leone”. Il basamento presenta bassorilievi agiografici dedicati alla sovrana e al suo legame con le arti.