L’architettura della chiesa del Suffragio (anche detta del Purgatorio), segna in maniera decisa il profilo urbano della città di Carrara: la sua bella cupola, ricoperta di squame d’ardesia e conclusa da una slanciata lanterna con montanti in marmo, è l’unica del centro storico, e domina il panorama. La facciata invece, con il suo grande portale in marmo, costituisce una quinta scenografica per l’attuale via del Plebiscito, con il tamburo ottagonale della cupola, racchiuso tra le due piccole torri campanarie, a formare un’insolita suggestione di barocco romano in terra apuana.
La prima pietra dell’edificio fu posta nel 1688, sotto gli auspici del duca di Massa Alberico II, e la costruzione procedette con il sostegno della Confraternita del Suffragio (fondata nel duomo di Sant’Andrea nel 1659), della famiglia Lazzoni e, si dice, del cardinale Alderano Cybo. Il disegno si deve ad Innocenzo Bergamini, ultimo discendente di una dinastia di architetti a lungo attivi per i duchi di Massa, e presenta caratteristiche uniche per la città, con la pianta a croce latina e la crociera sormontata da un’alta cupola.
Da metà Ottocento, la vicenda del Suffragio si intrecciò con quella delle suore Figlie di Gesù, insediatesi (1855) nella scuola-convento adiacente, fornita di un accesso diretto a quella che diverrà popolarmente nota come “chiesa delle suore”. Danneggiato a più riprese da terremoti e temporali, l’edificio fu infine chiuso al culto e adibito a magazzino. Un complesso restauro, eseguito nel 1995-1998, ha reso nuovamente accessibile il monumento, designato, in una prima fase, come sede di mostre, concerti ed eventi culturali. Dal 2010 infine, la chiesa del Purgatorio è stata affidata alla Chiesa ortodossa rumena, ed ospita la parrocchia di San Giovanni Crisostomo.
L’esterno è arricchito da un altorilievo tardo settecentesco in marmo con San Gregorio che intercede per le anime del Purgatorio, di Vitale Finelli (1736-1816), scultore carrarese noto per essere stato tra i primissimi professori della locale Accademia di Belle Arti (dal 1769), e padre del celebre artista neoclassico Carlo Finelli (1785-1853). Il cartiglio con l’iscrizione “In flammis clamant auxilium” (Tra le fiamme invocano aiuto), è strettamente collegato al soggetto del rilievo, dove le anime dei purganti si agitano tra le fiamme supplicando l’intervento dell’angelo, che ne afferra una per il braccio sottraendola alla pena, mentre il santo rivolge la sua supplica a un Cristo in croce, scolpito a tutto tondo e che fuoriesce con forza dalla superficie, invadendo lo spazio reale dello spettatore.
L’interno, fortemente caratterizzato dall’uso del rosa antico per le pareti (recuperato dai più vecchi strati della verniciatura), presenta ancora la pavimentazione originale, disseminata di lapidi sepolcrali. L’altare maggiore, di ricca fattura, è sormontato da due figure allegoriche in marmo (Fede e Speranza) di primo Settecento, ed impreziosito da ricercati dettagli di ornato, tra i quali colpiscono i due crani in marmo giallo di Siena, incastonati nelle volute laterali, dal disegno assai elaborato. Coeva, o poco più antica, la tela con la Madonna col Bambino e Santi che lo sovrasta, dove torna il motivo conduttore delle anime purganti, circondate dalle fiamme.
Tra gli altari laterali spicca quello dedicato alla Sacra Famiglia, con una pala d’altare in marmo, di ispirazione romana, che raffigura San Giuseppe intento ai suoi lavori da falegname, con Maria, Gesù e un trionfo di cherubini su sfondo classicheggiante; risale all’inizio del XVIII secolo e proviene da un oratorio soppresso intitolato a San Ceccardo (nell’odierna via Santa Maria). Fu riadattato alla nuova sede da Antonio Anselmi, nel 1797, così come il prospicente altare del Crocifisso, proveniente dal solito edificio e ammodernato dallo scultore Domenico Andrea Pelliccia (1736-1822) nel 1798. L’altorilievo che lo sovrasta, con Dio Padre, è invece opera di Bartolomeo Franzoni (1746-1812).