Lo sviluppo del centro storico di Massa è indissolubilmente legato alla figura di Alberico I Cybo Malaspina (1568-1623), sovrano umanista e moderno che resse le sorti della città, dapprima come marchese poi come principe, per una lunghissima fase, dal 1553 al 1623. Alberico, di origine genovese, poteva vantare tra i suoi avi personaggi del calibro di papa Innocenzo VIII e Lorenzo il Magnifico, e fu il primo esponente della dinastia Cybo Malaspina, nata dal matrimonio tra il padre Lorenzo e Ricciarda Malaspina, ultima discendente dell’antica stirpe marchionale.
La volontà del principe mirava ad una vera rifondazione della città, ed egli poteva dirsi ben fiero dei risultati raggiunti, in una celebre lettera risalente al 1602; Massa si presentava allora con “fabbriche e strade belle, essendo tutta nova”, e continuava a crescere: “di modo che la muraglia nova con baluardi e la vecchia di sopra circonda poco meno di due miglia, e presto sarà fatta città”.
La fresca immagine dell’abitato colpiva l’immaginazione dei visitatori, e la città di Alberico assunse presto nuove denominazioni, da “Massa Nova”, a “Massa Cybea”. Quella che più rimase impressa, tuttavia, fu “Massa Picta” (Massa la dipinta), in virtù dell’abbondanza di facciate decorate, con pitture murarie, affreschi o graffiti. La ricca borghesia ed il nuovo ceto nobiliare esprimevano così un segno tangibile dello status raggiunto, uniformandosi al gusto di Alberico.
Un bando del 1590 stabiliva multe e punizioni per chi avesse imbrattato, guastato o offeso le “case depinte”, “né con mani, né con balestre, archibugi o in altro modo tirare sassi, terra, palle e qualunque altra materia”.
Questa tradizione, forse derivata dal retaggio genovese del principe, stupì i visitatori per secoli, ma le sue tracce andarono spegnendosi in epoche più moderne: nel centro storico di Massa rimangono comunque segni, più o meno evidenti, di questa gloria passata. A volte si tratta di semplici frammenti, altre di tracce che emergono da ridipinture o dagli intonaci, ma non mancano esempi più estesi di facciate decorate.
Una convenzione tra Comune di Massa e Università di Genova ha portato ad un’accurata mappatura di queste sopravvivenze, tra le quali spicca senz’altro Casa Landi, edificio ancora occupato da abitazioni e attività commerciali, posto ad angolo tra via Zoppi e via Cavour. Il nome è recente, risalente all’acquisto da parte di don Paolo Landi (1897) e si è avanzata l’ipotesi che il palazzetto sia stato eretto dalla famiglia dei Ceccopieri, notabili di lunga tradizione nella Massa ducale. La decorazione a graffiti comprende fregi con motivi allegorici (mascheroni, diavoli ecc.), zoomorfi e bellici, e corone con i simboli (il pavone, la botte, l’incudine, l’obelisco, l’aquila) che riecheggiano motivi usati nel Cinquecento dalla zecca massese legate alla celebrazione di membri della casa Cybo. Un frammento di decorazione, sulla facciata di via Zoppi, è stato interpretato come un rimasuglio dell’impresa di Alberico I, la cicogna sul cubo, utilizzata prima del 1573. L’insieme prende i caratteri di un manifesto politico, omaggio al principe a alla sua dinastia, che culmina nell’accostamento con i condottieri dell’antichità. La decorazione del piano nobile (prospetto su via Cavour), comprende infatti Annibale, Scipione l’Africano, Giulio Cesare ed altri personaggi storici, nell’evidente tentativo di proporre un parallelo tra le imprese di questi e dei moderni principi di casa Cybo.
Nel fregio su via Zoppi, al secondo livello, si nota la curiosa rappresentazione di un ramo con foglie portante la scritta “Borro”, nella quale si riconosce la firma dell’architetto Stefano Borro, o del figlio Gherardo, attivi a più riprese per Alberico I, nella seconda metà del Cinquecento.
Anche il palazzo Mussi Ayola, nei pressi del Duomo, conserva ampi tratti della decorazione a graffito, nella quale sono messe in risalto alcune delle principali costruzioni patrocinate dal principe, dal convento di San Francesco a quello dei frati Cappuccini e al Pomerio Ducale, rigoglioso giardino murato, con frutteti e agrumeti, eretto da Alberico appena fuori la cinta muraria della città.
Lungo la piastronata, antico percorso che sale verso la rocca Malaspina, si trova infine il palazzo Maggesi (o della Maggesa), con bella facciata impreziosita da decorazioni pittoriche attribuite ad Agostino Ghirlanda.
Non molto rimane delle “belle strade, belle case, e pitturate” ricordate da Michel de Montaigne nel 1581, ma le sopravvivenze sono di grandissimo interesse, e meritano senz’altro di essere preservate e riscoperte.
Ogni anno, nel parco di Villa La Rinchiostra, si svolge la manifestazione “Massa Picta i colori della cultura”, che si ispira alla città rinascimentale proponendo approfondimenti culturali sulla storia del territorio, tramite incontri e degustazioni a cadenza quindicinale, da maggio a settembre.