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Il Santuario delle Grazie di Carrara

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Posto appena fuori dalle mura rinascimentali di Carrara, lungo il percorso dell’antichissima via Carriona (primo collegamento viario tra la città e il mare), il Santuario della Madonna delle Grazie nasconde, dietro la facciata moderna, un interno riccamente decorato e carico di storia.  

L’edificio fu consacrato nel 1676, regnante il primo duca di Massa e principe di Carrara Alberico II Cybo Malaspina, su disegno dell’architetto Alessandro Bergamini: l’intento, condiviso da “Autorità e Popolo”, era quello di ricoverare in una degna sede una venerata immagine mariana, conservata in un fatiscente oratorio posto nel sito di Groppoli, poco più a valle dell’attuale edificio. Per la nuova chiesa venne scelto un terreno posto alla confluenza del canale del Ninfale con il torrente Carrione, nel sobborgo (oggi pienamente urbanizzato) della “Lugnola”. 

La piazza antistante il Santuario ha aspetto moderno, con il monumento a San Francesco (1986) di Stefano Cavallo (1913-1996), la lineare facciata (1960) disegnata dall’architetto Ottaviano Matelli, e il portale in bronzo, con storie di San Francesco ed un curioso Cristo che protegge la città di Carrara (1970), di Vittorio Tabaracci (1928-2014).  

L’interno è invece un trionfo di marmi colorati e rari: non solo le più classiche varietà locali e le brecce versiliesi, ma un vero e proprio assortimento di marmi, italiani ed esteri. Questa profusione di materiali esotici si lega all’intervento prolungato della famiglia dei conti Del Medico, proprietari di cave e grandi mercanti, i cui commerci si estendevano a tutta Europa, con filiali a Venezia, Napoli e Londra: le munifiche elargizioni dei Del Medico accompagnarono la storia della chiesa dalla sua costruzione fino al tardo Settecento, incidendo in maniera profonda sul suo sontuoso aspetto.  

Lo stesso architetto Bergamini aveva sposato una Del Medico (nel 1686), e non stupisce trovare il suo nome accostato al progetto per l’altare maggiore, eseguito a cavallo tra i due secoli. Il disegno rimanda, in maniera altamente simbolica, a quello della Cappella dei Principi in San Francesco a Massa, dovuto all’architetto lucchese Domenico Martinelli (1650-1718). L’affresco staccato cinquecentesco con la Madonna col Bambino costituisce il culmine devozionale e visivo del Santuario, ed è esaltato dal dossale con un trionfo di cherubini marmorei, e dalla colomba dello Spirito Santo che appare al centro di una raggiera dorata. I portali laterali, e le tribune, con il singolare andamento delle aperture superiori, richiamano la struttura dell’altare, andando a costituire un insieme unitario e maestoso. I ricchi apparati scultorei contribuiscono ad animare il tutto, generando un movimento che si estende agli elementi architettonici, con un effetto tridimensionale che è stato accostato ai lavori del Borromini.  

L’apparato decorativo si estende a tutto il corpo della chiesa, comprendendo il rivestimento delle pareti laterali e i quattro grandi confessionali, sopra i quali insistono altrettante tele: in prossimità del presbiterio Annunciazione e Riposo in Egitto, del pittore livornese Pietro Milani (metà XIX secolo), verso l’orchestra Fuga in Egitto (a destra) e Natività (a sinistra), pregevoli tele settecentesche un tempo poste sugli altari laterali. Questi ultimi conservano ancora, al di sopra delle nicchie occupate da sculture moderne a carattere devozionale, gli ovati con Dio Padre e l’Estasi di Santa Caterina che accompagnavano le tele di cui sopra.  

Sull’altare di destra, infine, due cherubini di pregevolissima fattura, tradizionalmente attribuiti allo scultore ornatista Bartolomeo Cassarini (†1773). Uscendo dalla chiesa colpisce invece, con il contrasto del suo biancore, l’imponente orchestra neoclassica in marmo bianco di Ravaccione, donata dal ricco mercante Pantaleone del Nero nel 1830.