CARRARA
Aneddoti e venature di una città di marmo ~ di Andrea Lattanzi
ARCIGNI DAL CUORE D’ORO
Se dovessimo descrivere Carrara con una figura retorica, allora dovremmo usare l’antitesi. Terra di monti, le Alpi Apuane, e terra di mare, quel Tirreno che pochi metri a nord comincia a chiamarsi mar Ligure. Città anarchica e libera, recitano i libri di storia. Eppure, capitalista e sostanzialmente schiava, fondata sull’estrazione del marmo e sulla dipendenza identitaria che da questa deriva. Le statue nelle piazze, le scalinate, i marciapiedi: tutto è marmo. E ovunque scritte sui muri, ricordi a bomboletta, “A” cerchiate a ribadire dove siamo. A Carrara la banalità del bello sta nel suo contrario: l’originalità del brutto.La decadenza che si respira fra i suoi vicoli si riflette nelle anime dei suoi abitanti. Sono tutto e il contrario di tutto. Arcigni e arrabbiati in volto, spesso nascondono un’insospettabile ilarità e gusto per la vita. Il grande Montesquieu parlò di loro nel suo Viaggio in Italia come dei «più rozzi e maleducati che esistano», dotati di una «volgarità senza pari». Ma chi abita all’ombra del Monte Sagro è, per cultura, persona di cuore, generosa nel midollo e pronta a sacrificarsi per chi è in difficoltà.
CAPITOLO #2
DI MARMO E DI LARDO
PRIMO DETTO PRIMINO: STORIA DI UN EROE (FORSE) MAI ESISTITO
Primino era malvoluto da tutti: non parlava mai e quando lo faceva criticava sempre qualcosa o qualcuno. Un giorno in mare, con la spiaggia affollata, un surfista ebbe un malore. Le onde erano molto alte e Primino, sorprendendo i presenti, si gettò in acqua per salvarlo. Era piccolo, ma tozzo abbastanza da resistere alla corrente. Lo raggiunse e lo portò indietro. Tutti circondarono il surfista per accertarsi delle sue condizioni: stava bene. A pochi metri, Primino periva nell’indifferenza generale. Dalle sue labbra morenti, solo pochi sibili: «1, 2 e 3: oggi tocca a me».