La Linea Gotica rappresenta una delle pagine più complesse e drammatiche della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Questo sistema di fortificazioni tedesche, costruito a partire dall’autunno del 1943 lungo l’Appennino, aveva l’obiettivo di rallentare l’avanzata delle forze alleate verso il Nord Italia. La Linea Gotica attraversava diverse regioni, estendendosi dal mar Tirreno all’altezza di Carrara fino all’Adriatico verso Pesaro, ma un’attenzione particolare merita la provincia di Massa-Carrara, un’area che ha visto intense battaglie e grandi sofferenze per la popolazione civile.
La Linea Gotica si estendeva per circa 320 chilometri, attraversando luoghi strategici dell’Appennino. Costruita dai tedeschi sotto la supervisione del feldmaresciallo Albert Kesselring, questa linea di difesa era composta da trincee, bunker, muraglie, ostacoli naturali che sfruttavano la conformazione montuosa del territorio. L’obiettivo principale era ritardare l’avanzata delle truppe alleate, dando tempo ai tedeschi di riorganizzarsi e preparare ulteriori difese nel Nord Italia. In un momento successivo alla sua costruzione Hitler stesso decise di cambiare il nome della linea da “Gotica” a “Verde”, per evitare ripercussioni d’immagine negative se il nemico avesse sfondato una linea un nome così evocativo in merito all’intera popolazione germanica.
La provincia di Massa-Carrara fu una delle aree chiave attraversate dalla Linea Gotica. La sua posizione strategica e la conformazione del territorio resero questa zona un punto cruciale per le operazioni militari. La linea attraversava i monti delle Apuane, una catena montuosa con rilievi impervi che offrivano vantaggi tattici significativi per le truppe difensive.
La guerra lasciò profonde cicatrici anche sulla popolazione civile di Massa-Carrara. Molti villaggi furono distrutti dai bombardamenti, e le popolazioni furono costrette a sfollare o a vivere in condizioni di estrema precarietà. Le violenze perpetrate dalle truppe tedesche e dalle milizie fasciste contro i civili furono numerose e crudeli. Un tragico esempio di tali atrocità fu il massacro di Sant’Anna di Stazzema, avvenuto il 12 agosto 1944. Anche se al di fuori della provincia di Massa-Carrara, questo evento segnò profondamente tutta la regione. Le truppe tedesche, in una rappresaglia contro le attività partigiane, massacrarono 560 civili, in gran parte donne e bambini. Questo atto di barbarie rimane uno dei crimini di guerra più efferati commessi sul suolo italiano durante la Seconda Guerra Mondiale.
La liberazione della provincia di Massa-Carrara avvenne nell’aprile del 1945, quando le forze alleate, con il supporto decisivo dei partigiani locali, riuscirono a sfondare definitivamente le linee tedesche. Il 10 aprile 1945, Massa fu liberata, seguita da Carrara l’11 aprile. La gioia della liberazione fu accompagnata dalla triste consapevolezza delle enormi perdite subite e della distruzione diffusa.
Oggi, la Linea Gotica è un simbolo di resistenza e sacrificio. Numerosi sono i monumenti e i musei che ne conservano la memoria. A Montignoso occorre menzionare l’ascesa al monte Folgorito, un sentiero senza particolari difficoltà, che si effettua percorrendo un percorso su cui sono ancora visibili e segnalati i resti delle trincee e delle costruzioni che componevano questa parte di Linea Gotica. A Massa, all’interno di Palazzo Bourdillon, in piazza Mercurio, si può visitare il Centro di Documentazione Linea Gotica collegato all’Istituto Storico della Resistenza Apuana di Pontremoli. Questa istituzione, voluta dal Comune di Massa e dall’ANPI locale che lo gestisce, ospita un vasto archivio ed una mostra permanente di fotografie e documenti originali relativi alle formazioni partigiane e ai fatti della lotta di Liberazione oltre ad una biblioteca di genere in cui si può trovare molto materiale sulle vicende locali del periodo.
Lungo la strada che da Massa sale al monte Brugiana, si raggiunge il paese di Bergiola, da cui una strada sterrata conduce al Parco della Resistenza, sorto per iniziativa dei partigiani apuani: vi si trova un percorso ricco di iscrizioni, targhe e reperti che ricordano gli episodi della Resistenza in queste zone.
Anche Carrara fu punto strategico durante la Seconda Guerra Mondiale, le sue montagne sono state rifugio ideale per le attivissime formazioni partigiane della zona, e la sede locale dell’ANPI possiede una ricca documentazione fotografica e storica degli eventi bellici in questo territorio, in particolare sulle stragi nazifasciste del 1944i.
Dal porto di Marina di Carrara le fortificazioni proseguivano fino alla piana di Luni. A questa parte della linea di difesa appartiene un muro anticarro detto comunemente “il Muraglione”, posto sull’argine sinistro del torrente Parmignola e oggi in gran parte coperto da murales. Poco sopra il Muraglione, dalla località Fossone Alto si può raggiungere Santa Lucia, situata in una zona panoramica che ricoprì un ruolo strategicamente fondamentale per la Linea Gotica ai fini del controllo e dell’avvistamento sia dal punto di vista navale che aereo. Il sito fu neutralizzato dagli alleati grazie al supporto della formazione “Ulivi” guidata dal comandante partigiano Alessandro Brucellaria, nome di battaglia “Memo”.
Anche tutta la fascia collinare che arriva fino al paese di Castelpoggio accoglieva postazioni difensive dell’asse della Linea, e molte di queste sono ancora ben conservate. Da segnalare il Forte Bastione, una fortezza situata tra il paese di Castelpoggio e Fosdinovo, in località “Spolverina”. È un forte ottocentesco ben conservato anche se in stato di abbandono, che fu teatro di assalti partigiani e fulcro dell’ultima resistenza nemica dell’aprile del 1945 su quella che veniva detta “La Seconda Linea Verde” nei giorni tra l’11, data della liberazione di Carrara, e il 25.
Proseguendo nei luoghi della Linea Gotica non si può non citare il borgo medievale di Fosdinovo dove, in località Le Prade, si trova “La Colonia”, edificio sede del Museo audiovisivo della Resistenza delle province di Massa-Carrara e di La Spezia. Inizialmente utilizzata come colonia estiva (da cui il nome), dal 2000 ospita questo particolare museo, senza teche né reperti fisici, ma costituito da un’installazione audiovisiva e supporti multimediali che, divisi per sezioni tematiche, consente di conoscere la storia del territorio in quel periodo attraverso video interviste a chi l’ha vissuta.