Fosdinovo è un antico comune di origine medievale la cui zona collinare domina la piana della Val di Magra e di Luni, è da sempre la porta d’accesso alla Lunigiana, posto com’è sul confine tra Toscana e Liguria, tra i monti e il mare.
Il nome deriva dal termine “fosdenova” (da “fauce nova”), che significa “nuovo passo”, perché da qui e grazie alla fortezza che domina il borgo e la vallata, si sviluppò un passaggio sicuro tra l’entroterra e la costa.
Le prime notizie del Castrum Fosdinovense sono del 1084, e sappiamo che nel 1124 a protezione del borgo era già stata eretta la fortezza, oggi meta turistica di alto valore storico, voluta dai Malaspina che in quel periodo erano signori della Lunigiana e che sposteranno proprio qui la loro residenza facendo di Fosdinovo il centro politico e militare dei feudi a loro affidati a partire dagli inizi del XIV fino al XVIII secolo.
Passeggiare per il borgo di Fosdinovo riporta indietro nel tempo, l’atmosfera tranquilla, la quasi totale assenza di macchine, il tempo lento.
Il principale luogo di interesse storico-artistico è certamente il Castello dei Malaspina, che accoglie i visitatori all’inizio del centro storico del borgo. Si tratta di uno dei castelli più importanti e meglio conservati della Lunigiana e della Val di Magra e la sua origine risale al XII secolo. Innalzato su uno sperone di roccia, pare sorgere direttamente dall’arenaria e domina con la sua imponente mole, il borgo e la vallata. Quello che per i suoi costruttori è stato un dato strategico e cioè il fatto di dominare l’intera vallata, oggi è un benessere per lo sguardo, perché già dal cortile il panorama sulla foce del Magra e sul golfo di La Spezia con le sue isole è affascinante.
Il castello ha una pianta quadrangolare e nel corso dei secoli è stato fortificato ed ampliato a più riprese fino a diventare, nel XVI secolo una raffinata dimora gentilizia in puro stile rinascimentale, considerata una delle più raffinate dimore signorili dell’epoca.
Una delle particolarità del castello è la “stanza di Dante” dove si dice che Dante Alighieri soggiornò, ospite del castello, durante il proprio esilio da Firenze, e anche se non vi sono inconfutabili prove storiche di tale soggiorno esso è plausibile dal momento che in effetti l’amicizia del sommo poeta con i Malaspina è raccontata da Boccaccio e Dante stesso cita il castello e i Malaspina nella Divina Commedia. Secondo una leggenda poi, per la sale dell’edificio si aggirerebbe ancor oggi il fantasma di Bianca Maria Aloisia Malaspina, la marchesina che fu murata viva dal padre per essersi innamorata di uno stalliere, e c’è chi è pronto a giurare che in alcune sere la si senta cantare sui camminamenti del castello.
Il castello oggi è ancora di proprietà dei marchesi Torreggiani-Malaspina ed è visitabile con visita guidata su prenotazione; ai piani superiori ospita un suggestivo Bed and Breakfast.
Un altro luogo da vedere senza dubbio è la chiesa di San Remigio che risale certamente al XII secolo, come del resto l’intero borgo, ma venne completamente rifondata sul finire del XVI secolo e assunse l’aspetto attuale nel 1684, quando fu ampliata e sopraelevata rispetto alla strada tramite una rampa in marmo di Carrara. All’interno conserva un reliquiario d’argento seicentesco che contiene alcuni resti del santo a cui è dedicata, oltre al bellissimo monumento funebre di Galeotto I Malaspina, primo marchese del borgo, commissionato nel 1367 dalla famiglia Malaspina ad un ignoto scultore lombardo e costituito da un’edicola in marmo bianco con rosone e da un sarcofago sul quale è raffigurato il defunto marchese Galeotto in armi, a sottolineare l’origine del potere del casato.
Nei bassorilievi sottostanti, il defunto è scolpito in veste di cavaliere nell’atto dell’investitura alla presenza della Vergine, del Cristo, di san Giovanni Battista, di sant’Antonio e di san Giacomo apostolo, i santi a cui erano devoti i principali ordini cavallereschi del Medioevo.
All’interno della chiesa si possono ammirare anche uno splendido bassorilievo dello scultore carrarese Giovanni Baratta raffigurante la Madonna del Suffragio, un organo del XVIII secolo realizzato dalla celebre famiglia di maestri organari Serassi e il fonte battesimale del XVI secolo. Vale una visita anche l’Oratorio della Compagnia dei Bianchi, a ridosso della chiesa di san Remigio la cui costruzione è successiva al 1501, anno in cui venne distrutto il precedente oratorio della Compagnia. La facciata in marmo bianco risale alla seconda metà del Seicento e l’interno barocco ospita altari in marmo policromo addossati alle pareti laterali. Presso l’altare maggiore si può ammirare una bella statua della Vergine in legno del XV secolo, che venne qui spostata dalla chiesa di San Remigio a seguito di un incendio che la risparmiò.
Meritevole di una visita è anche l’Oratorio dei Rossi, direttamente collegato alla chiesa di San Remigio e risalente al XVII secolo: da vedere all’interno l’altare barocco e il pregevole crocifisso ligneo del XVII secolo. La differenza tra le due confraternite, Bianchi e Rossi, pare che fosse di tipo sociale: mentre i marchesi, i nobili e le famiglie più abbienti appartenevano ai Bianchi, le persone più umili facevano parte della confraternita dei Rossi.
Il borgo di Fosdinovo è circondato da boschi e immerso completamente nella natura e dal borgo partono percorsi ad anello praticabili anche da gambe poco allenate che permettono di raggiungere altri notevoli borghi medievali del comune, come Giucano, Pulica e Ponzanello.